La critica su “I topi nel muro”

Dramma
La signora ode per casa strani runori (i topi nel muro del titolo) parla di guerra come se vivesse ancora in quegli anni, vede cose strane e parla come se in casa ci fosse qualcuno. La figlia ed il nipote sono preoccupati soltanto che stia tranquilla, che riposi, che prenda le medicine e che venga accudita da una badante che invece sarà proprio quella che farà tornare a galla la verità. I suoi “deliri” sono fastidiosi, non vengono ascoltati. La protagonista sembra allora farsi metafora del senso di colpa che il mondo ha nei confronti del popolo ebreo, metafora del ricordo che pesa e che si vuole dimenticare o, talvolta, addirittura negare.
Marcello Isidori

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Close-up
Asciutto dramma in tre atti, I topi nel muro ricostruisce queste dinamiche all’interno di una storia privata come tante: un’anziana signora ormai di peso per i suoi familiari che lei per prima, come dimostra l’idea che ha dell’omosessualità del nipote, non ha mai ben capito. Ormai è tardi per cambiare la famiglia di Anna, o Anna stessa, ci racconta efficacemente e senza buonismo I topi nel muro, ma dall’esterno può giungere qualcosa o qualcuno che getti luce sul buco nero che tutti hanno voluto, o non hanno saputo, vedere. Qualcuno o qualcosa che entra fisicamente dalla porta ma che forse è sempre stato tra le quattro mura che ospitano il dramma. Un dramma aperto però positivamente al perdono, qualità per alcuni divina che di certo spetta in primo luogo alle vittime
Giovanna Branca

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Golfo TV
I topi, come gli ebrei destinati ai campi di sterminio, come i perseguitati di tutti i tempi, come i ricordi che vorremmo domare, come le verità che vorremmo asfissiare, fanno un “rumore d’inferno” e vogliono uscire finalmente dai muri per decretare la fine di ogni guerra, personale, comunitaria, universale…
Sandra Cervone

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