Mio fratello rincorre i dinosauri

Viene da un libro, il racconto di Mio fratello rincorre i dinosauri, presentato Fuori Concorso nelle Giornate degli autori del Festival del Cinema di Venezia. L’ha scritto Giacomo Mazzariol, che qui collabora alla sceneggiatura, tenendo a modello la storia della sua famiglia. Vi si racconta della nascita del quarto figlio, un bellissimo bambino affetto dalla sindrome di down.
La nascita è una benedizione da capire gradualmente, da scoprirsi poco per volta perché l’incognita è più grande del solito e nessuno può dirsi veramente preparato. I genitori, da parte loro, si affannano a trovare i termini corretti per spiegare i motivi per i quali quel bambino dalla fronte tanto larga e gli occhi quasi da cinese sia così speciale. Le parole che trovano a tutta prima sono approssimative e ambigue. Nel tentare di preparare i fratellini all’avventura del nuovo arrivo, parlano così del fatto che il piccolo avrà un senso del tempo tutto suo e che sarà più lento, forse, più impacciato. E per ogni cosa trovano un correlativo magico e fantastico, come l’idea che il piedino così stranamente formato del nascituro possa servire, giocando a calcio, a fare tiri a effetto come non se ne sono mai visti.
Diventa così facile per il piccolo Jack, l’io narrante del racconto, mitizzare il fratellino, presto ribattezzato Gio da Giovanni, fino a crederlo letteralmente un supereroe che ancora sta sviluppando misteriosi superpoteri.
L’impatto con la disabilità arriva, così, tutto attraverso le parole di un conoscente della famiglia che rimarca, davanti al povero bambino ancora immerso nelle favole che i genitori non sono riusciti a rendere concrete, quanto problematico possa essere relazionarsi con un bambino affetto da sindrome di down, con un’aspettativa di vita non altissima.
Jack, che pure è deluso nello scoprire quanto suo fratello sia lontano dall’essere dotato di superpoteri da fumetto, comincia così a temere la morte prematura del fratellino e reagisce a questa paura tenendo una distanza di sicurezza che non impedisce il consolidarsi di un affetto sincero, sinceramente ricambiato.
A complicare le cose arriva, alla fine, la scelta della scuola superiore che Jack fa, insieme all’amico di una vita, Vitto, per seguire una ragazza di cui si è perdutamente innamorato a prima vista. Una scuola difficile che ha però il pregio di essere lontana da una famiglia e una situazione verso cui il ragazzo tenta una rimozione che arriva al punto di non ritorno della bugia sulla morte del fratello.

Mio fratello rincorre i dinosauri è un film di buoni sentimenti che nasce dalla frequentazione dei veri Jack e Gio. Lo stesso regista, Stefano Cipani, dichiara nelle note di regia, come l’incontro con la vera famiglia che ha fatto da modello al racconto del film sia stata una rivelazione unica e a suo modo dirompente.
E si sente, dietro le immagini che compongono questo piccolo racconto di formazione, tutto un senso di scoperta e un desiderio di immedesimazione nella vicenda che è sincero e a tratti delicato.
Paradossale, allora, che il risultato finale che pure sortisce da un materiale tanto palpitante e vivo, appaia alla fine così squilibrato verso il modello del cinema di genere e così poco propenso a scendere a patti con le contraddizioni della vita vera.
Da questo punto di vista, il film, sempre godibilissimo nel suo ritmo adolescenziale leggero, fa propri tutti i limiti che sono propri di questo vero e proprio sottogenere del cinema italiano: uso preponderante della voce fuori campo a spiegare e motivare, in funzione spesso ironica, gli snodi del racconto (scelta, questa, che potrebbe essere legata anche all’origine romanzesca del soggetto), divisione del racconto in sequenze ben delineate che donano al racconto una dimensione a tratti troppo episodica che rischia di contraddire l’anima da romanzo di formazione del progetto, bisogno di chiudere i conti con tutti i personaggi del racconto, trovando uno spazio per ciascuno che affievolisce il senso della ricomposizione finale.
Sono, queste, le lenti che spingono il racconto, pur ottimamente interpretato e costruito, verso una dimensione più televisiva che, in fondo, qui dispiace più del solito perché la sincerità dello sguardo e la compartecipazione al racconto restano sempre profondi, senza mai dare quell’impressione di furbizia che in genere si sente in operazioni di questo tipo.
Un racconto, comunque, di cui l’Italia di oggi ha un certo bisogno per cominciare a ritrovare quel senso di empatia e compartecipazione che sembra aver perso per strada negli ultimi mesi.


(Mio fratello rincorre i dinosauri); Regia: Stefano Cipani; soggetto: dal romanzo Mio fratello rincorre i dinosauri di Giacomo Mazzariol; sceneggiatura: Fabio Bonifacci, Giacomo Mazzariol; fotografia: Sergi Bartrolí; montaggio: Massimo Quaglia; musica: Lucas Vidal; interpreti: Alessandro Gassmann (Davide), Isabella Ragonese (Katia), Rossy de Palma (zia Rock), Francesco Gheghi (Jack), Gea Dall’Orto (Chiara), Maria Vittoria Dallasta (Alice), Lorenzo Sisto (Gio), Roberto Nocchi (Vitto); produzione: Paco Cinematografica; distribuzione italiana: Eagle Pictures; origine: Italia, 2019; durata: 102’