Pompei

pompeiForse la definizione più calzante e giusta diPompei ce l’ha data proprio il regista a margine della presentazione della sua ultima fatica: un film in cui Titanic incontra Il Gladiatore.
Una sintesi perfetta, una volta tanto, e a bella posta messa in mano alla distribuzione che la può usare per tirarsi in sala un poco di pubblico senza ingannarlo, come di solito accade, riempiendolo di false aspettative e di un’idea che non ha niente a che vedere col prodotto finale.
Perché in fondo Pompei è proprio questo:Titanic che incontra Il Gladiatore. A mezza strada per di più, senza troppi scossoni nonostante il sentiero sia abbastanza dissestato. Soprattutto dal lato peplum che, forse, in televisione tira un poco grazie aSpartacus, ma al cinema è davvero una mulattiera tutta sassi e buche.
Di Titanic il film si porta dietro, più che la catastrofe annunciata l’idea di una società estenuata e decadente che vi si riflette in cerca di epicedio. Una vocazione non da poco, a pensarci su un momento, visto che lapilli e lava non cadono solo su una città (e la vicina Ercolano che non merita nel film neanche una menzione) e sui destini di chi la abita, ma sul senso stesso di un’epoca che ha perso di vista ogni valore.
Da Titanic, però (e qui il suo limite maggiore), il film si porta dentro anche il modello narrativo con la bella contesa da una parte dal giovane senza patria (ma con arte e parte dato che sussurra ai cavalli e ha, di suo, buon cuore) e dall’altra dal cinico arricchito che vede nel matrimonio solo una specifica convenienza. Lo dicevamo un limite perché vedere durante l’eruzione i due combattere a ogni passo per la mano della dama sfida la nostra sospensione di coscienza già alla seconda delle tante esplosioni vulcaniche.

In fondo a Pompei manca un po’ quel senso di divertissment che aveva alzato il livello di I tre moschettieri. La mancanza di ironia appesantisce qui più che altrove la vocazione al cinema di genere che è cifra distintiva dell’opera di Anderson (Paul W. S.) forse anche perché sui pepla si è posata più polvere e il post moderno agisce meno.
Sicché il film, comunque godibile e spesso adeguato ai tempi forsennati dell’azione, risulta meno personale di quanto non siano state altre opere anche se il tocco dell’autore qua e là si coglie e non solo nella rappresentazione sotto la pioggia dei gladiatori inglesi a Londra che sembrano zombie presi da Resident Evil.
Piuttosto il momento più alto e più personale di Pompei è un altro, uno meno sospettabile. È il montaggio alternato tra la battaglia dei gladiatori all’arena e l’abile manovra con cui Corvo, dagli spalti, ottiene, con la forza, la promessa di matrimonio da parte di Cassia con tutte le conseguenze economiche che esso comporta. I due momenti, immagini speculari di una politica spettacolo che danza sull’orlo di un burrone, sono un’attualizzazione assai metaconsapevole della dinamica del Panem et circensem non solo romano per cui lo spettacolo non è politico, ma una diretta conseguenza del fatto politico. Politica spettacolo e spettacolo della politica, così, si confondono in un gioco di apparenze più contemporaneo di quanto sia lecito credere.

Paul W. S. Anderson non si è allontanato neanche con Pompei da una sua personale ossessione: il cinema di genere come gioco non più innocente. Il suo cinema non è forse una riflessione meticolosa sul presente, ma se ne porta dentro l’odore non buono, le contraddizioni dolenti. Le sue immagini hanno perso innocenza perché consapevoli di essere niente più che immagini, frutto di una manipolazione, di un gioco non più privo di conseguenze. Ma il gioco resta comunque chiuso in se stesso senza l’ipocrisia dei falsi proclami che cercano di smuovere le coscienze.
In fondo questo è solo cinema!


(Pompeii); Regia: Paul W. S. Anderson; sceneggiatura: Janet Scott Batchler, Julian Fellowes, Lee Batchler, Michael Robert Johnson; fotografia: Glen MacPherson; montaggio: Michelle Conroy; musica: Clinton Shorter;interpreti: Kit Harington, Carrie–Anne Moss, Emily Browning, Adewale Akinnuoye-Agbaje, Jessica Lucas, Jared Harris, Kiefer Sutherland, Rebecca Eady; produzione: Constantin Film Produktion, Don Carmody Productions, Impact Pictures; distribuzione: 01 Distribution; origine: USA/Germania, 2014; durata: 105’; webinfoSito ufficiale

Fonte: Close-up